venerdì 16 maggio 2008

Storia del baseball

Le tradizioni e le leggende popolari affermano che il Baseball sia stato inventato da un cadetto di West Point, Abner Doubleday: durante un soggiorno nella cittadina di Cooperstown, NY, nell’estate del 1839, il giovane militare avrebbe ideato quel gioco che, qualche anno più tardi, sarebbe diventato il National Pastime.
Quest’ipotesi comparve nel 1907, quando un comitato decise di compiere uno studio sulle origini del Baseball: un anziano minatore newyorchese, Abner Graves, affermò di aver assistito nel 1839 al primo incontro della storia, organizzato da Doubleday, tra una selezione mista della Otsego Academy e della Cooperstown's Green's Select School contro un’altra squadra; i membri del comitato accettarono questa testimonianza tanto che nel 1939, quando fu inaugurata la Hall of Fame, Doubleday e Cooperstown furono dichiarati ufficialmente inventore e luogo originario del baseball.
Tale teoria entrò ben presto nella mitologia americana, ma ovviamente non ha riscontri nella realtà: analizzando i diari e gli scritti di Doubleday, non compaiono, infatti, né accenni ad una sua visita a Cooperstown nel 1839, né tanto meno appunti riguardo al gioco.
Gli storici sostengono, invece, che il baseball non sia un’invenzione indipendente, quanto piuttosto un’evoluzione di molti giochi con mazza e pallina, praticati in diverse zone del pianeta lungo tutto il corso della storia: tra queste discipline, quelle più interessanti sono alcune di origine inglesi, come ad esempio Paddleball, Trap Ball, One Old Cat, Rounders (XVI secolo) e la sua versione americana Townball.
Proprio quest’ultimo passatempo, molto popolare nel New England e giocato all’aria aperta da adulti e bambini, sembra essere stato il punto di partenza del baseball: attraverso alcune testimonianze scritte risalenti alla fine del XVIII secolo, apprendiamo che tra i passatempi preferiti dai militari vi era un gioco il cui scopo era battere una pallina e correre sulle basi, mentre altre fonti descrivono alcune varianti di Rounders, chiamate Base Ball (scritto staccato) o Goal Ball. In definitiva si può affermare che il baseball moderno è un “incrocio” tra il townball e il cricket, sport molto popolare in Inghilterra, che influenzò sicuramente il gioco americano.
Intorno al 1840, negli USA erano presenti diversi giochi simili al baseball moderno: fra queste discipline, le più popolari ed interessanti erano quella praticata nel Massachusetts e, soprattutto, quella del New York Knickerbocker Club. Nel 1845 un membro di quest’ultimo circolo, Alexander J. Cartwright, istituì alcune importanti norme (molte delle quali ancora esistenti), diventando il “padre” del baseball: Cartwright, ad esempio, stabilì la regola dei tre strike, l’eliminazione dopo aver toccato la base prima del battitore-corridore, oppure in seguito ad una presa al volo o un rimbalzo; inoltre, furono prescritti l’obbligo per il pitcher (distante 45 piedi dal battitore) di lanciare la pallina sottomano e la caratteristica forma a diamanti del campo interno, con le basi distanti 90 piedi (regola ancora in vigore) l’una dell’altra. Altre innovazioni fissavano il numero di giocatori a nove e inserivano la regola dei tre out.
Nel 1846, gli Elysian Fields di Hoboken, New Jersey, ospitarono la prima partita di Baseball ufficialmente riconosciuta dagli storici, che testimoniò la vittoria del New York Club sui Knickerbockers per 23-1. In seguito a questa sfida, il Baseball crebbe in popolarità, espandendosi in tutta la nazione; sebbene i Knickerbockers volessero mantenere la loro posizione di predominio, anche le altre società aspiravano al successo e alla notorietà, così nel gennaio del 1857 i delegati dei principali circoli della nazione discussero in un meeting alcune innovazioni al regolamento, mentre un anno più tardi fu fondata la National Association of Base Ball Players, che diventò l’arbitro assoluto del gioco. Tra le varie risoluzioni proposte, compaiono il pitcher box, la regola dei nove inning e la pratica di far pagare agli spettatori il biglietto d’ingresso.
Nei primi anni ‘60, la National Association contava oltre sessanta squadre, molte di quali provenivano dalla East Coast, dal Midwest oppure erano compagini universitarie; mancavano totalmente formazioni originarie degli stati meridionali, vista la terribile ostilità tra Nord e Sud. Anche se da un punto di vista quantitativo, le formazioni diminuirono durante la Guerra Civile, la popolarità del gioco aumentò sensibilmente in tutta la Nazione: praticato a lungo dai soldati, al termine del Conflitto il Baseball aveva raggiunto il culmine della propria fame, diventando a tutti gli effetti the National Pastime.
Il primo eroe popolare fu il lanciatore di Brooklyn Excelsiors, Jim Creighton, che grazie ad innumerevoli vittorie nel 1860, conquistò le luci della ribalta; tra le squadre più celebri, ne possiamo ricordare due di Brooklyn, gli Eckfords e gli Atlantics, che si proclamarono le migliori formazioni d’America.
Le numerose partite erano disputate in grandi parchi, in cui gli spettatori si sistemavano ad una distanza di sicurezza dal diamante, distendendosi magari su alcune lenzuola portate da casa: non essendo presenti muri, ringhiere o protezioni varie, i tifosi erano veramente a contatto con i giocatori. Nel 1862 un uomo d’affari di New York, William Cammeyer, decise di approfittare del successo del Baseball, proponendo la costruzione di un’arena dedicata alle partite e così, poco tempo dopo in un quartiere di Brooklyn, fu inaugurato lo Union Grounds, un impianto da 1500 spettatori interamente in legno; le squadre avevano la possibilità di utilizzarlo gratuitamente, mentre i tifosi pagavano dieci cents per l’ingresso.
Nel 1865, la National Association contava ben 91 compagini, numero che due anni più tardi salì addirittura a 300; oltre a ciò, si erano verificati dei miglioramenti a livello qualitativo, infatti in campo si potevano ammirare giocate di tutto rilievo: nel 1865 Ed Cuthbert dei Keystones rubò la prima base, nel 1866 Bobby Addy di Rockford utilizzò la prima scivolata e Tommy Barlow dei Brooklyn Atlantics realizzò il primo bunt; l’anno dopo Arthur “Candy” Cummings propose al paese le prime palle curve. Inoltre, gli interni erano diventato sempre più abili e veloci, di conseguenza fu necessario rivedere le regole: in questo periodo, fu abolita l’eliminazione dopo il primo rimbalzo della pallina.
Tra i centri di diffusione del baseball, oltre a New York e Boston, s’impose anche lo Stato dell’Ohio, in cui nel 1867, fu fondato il Cincinnati Baseball Club, compagine capitanata da Harry Wright, celebre giocatore bostoniano di cricket. Il Baseball era diventato un affare a tutti gli effetti, tanto che comparvero i primi problemi contrattuali, dovuti alle richieste dei giocatori, che volevano ricevere un salario fisso; sebbene la National Association volesse mantenere il dilettantismo, è certo che molti giocatori furono pagati segretamente.
Nel 1868, Wright convinse la dirigenza della propria squadra a chiamare quattro atleti professionisti, mentre un anno più tardi, il Cincinnati Baseball Club divenne la prima compagine interamente professionistica, i cui salari annuali variavano tra gli 800 e i 1400 dollari. Il successo dei Red Stockings (questo nomignolo fu scelto per via delle calze rosse indossate dai giocatori) fu immediato, anche perché numerose inserzioni sui giornali locali invitavano i tifosi a recarsi allo stadio: il biglietto per assistere agli incontri costava 25 cents.
Ben presto, i Red Stockings organizzarono una serie di tour che li condussero in tutta la nazione: nel 1869, la compagine dell’Ohio disputò 68 partite (numero non ufficiale), con 67 vittorie ed 1 pareggio, realizzando l’unica stagione senza sconfitte nella storia del Baseball americano; tra i protagonisti di quella squadra (oltre a Harry Wright), possiamo segnalare, Charlie Gould, George Wright (fratello di Harry, che nel 1869 ottenne una media di .629), Fred Waterman e Cal McVey.
La striscia di successi consecutivi si protrasse anche l’anno successivo, per interrompersi bruscamente a quota 84, in seguito ad una rocambolesca sconfitta per 8-7 contro i Brooklyn Atlantics; al termine della stagione, il presidente Aaron Champion decise di abbandonare e i Red Stockings ridiventarono una squadra dilettantistica.
Harry (conosciuto successivamente come il padre del baseball professionistico) e George Wright rientrarono a Boston, dove fondarono una nuova squadra (chiamata Red Stockings), in cui avrebbero militato molti giocatori provenienti da Cincinnati. Sempre nel 1870, durante il tradizionale meeting della National Association, molti dirigenti cercarono di riproporre il dilettantismo, proponendo l’abolizione del professionismo: questo, tuttavia, non fu possibile, anche perché, seguendo l’esempio dei Red Stockings, diverse squadre erano ormai interessate al professionismo; per la National Association il colpo fu troppo forte, tanto che nel 1874 fallì definitivamente.
Il 1871 è un anno fondamentale per il Baseball perché fu decisa la creazione di una lega interamente professionistica: il 17 marzo a New York fu fondata la nuova National Association of Professional Base Ball Players (la vecchia fu denominata National Association of Amateur Base Ball Players), cui s'iscrissero nove squadre:
Boston Red Stockings
Chicago White Stockings
Cleveland Forest Citys
Fort Wayne (Indiana) Kekiogans
New York Mutuals
Philadelphia Athletics
Rockford (Illinois) Forest Citys
Troy (NY) Haymakers
Washington Olympics
Con la fondazione della National Association, il Major League Baseball ha ufficialmente inizio.
La partita inaugurale della stagione fu disputata il 4 maggio a Fort Wayne, tra i Kekiogans e i Cleveland Forest Citys, con i padroni di casa vincenti per 2-0; purtroppo ad agosto, la squadra dell’Indiana fallì e fu sostituita dai Brooklyn Eckfords. Il titolo, invece, fu assegnato ai Philadelphia Athletics, che completarono un bilancio di 21-7.
Nonostante le premesse, la nuova lega mancava di qualunque tipo di solidità, come si può intuire dai seguenti motivi:
I giocatori, che gestivano il campionato, avevano la possibilità di cambiare continuamente squadra.
Il calendario delle partite non era omogeneo
Gli scommettitori e i venditori di alcolici avevano la possibilità di arricchirsi illegalmente.
La National Association terminò le proprie operazioni dopo appena cinque stagioni, tuttavia nonostante la fine prematura, non deve essere considerata un fallimento totale: questa organizzazione, infatti, permise al pubblico di familiarizzare con il baseball professionistico, che era ancora abbastanza distante dalla società; inoltre, molti giornalisti dell’epoca, tra cui il celebre Henry Chadwick, iniziarono a pubblicare i resoconti delle principali partite.
Dopo il successo degli Athletics nel 1871, la National Association vide il dominio dei Boston Red Stockings, che si laurearono campioni per quattro anni filati, stabilendo nel 1875 una percentuale di vittoria (89,9%, frutto di 71 vittorie, tra cui una striscia di 26 consecutivi, 8 sconfitte ed 1 pareggio), mai più eguagliata in seguito; il giocatore più rappresentativo di quella formazione era il catcher James Deacon White, che segnando 77 punti in 80 partite, si meritò un trofeo, preparato da un tifoso, su cui erano incise le seguenti parole: Won by Jim White as Most Valuable Player to Boston Team, 1875. Ad ogni modo, va ricordato che il primo MVP ufficiale fu consegnato solo nel 1911. Un altro protagonista del 1875 fu il pitcher di Philadelphia Joe Borden, che lanciò il primo no-hitter del Major League Baseball.
Viste le problematiche della National Association, il proprietario dei Chicago White Stockings, William A. Hulbert, decise di rifondare la lega: nel gennaio del 1876, fu creata una nuova organizzazione, la National League of Base Ball Clubs, che (come si può intuire dal nome) era controllata non più dai giocatori, bensì dai proprietari.
Alla nuova National League si iscrissero:
Boston Red Stockings
Chicago White Stockings
Cincinnati Red Stockings
Hartford Dark Blues
Louisville Grays
New York Mutuals
Philadelphia Athletics
St. Louis Browns
Per impedire la vendita di alcolici e il proliferarsi di scommesse clandestine nei pressi dello stadio, furono preparate alcune norme piuttosto severe; inoltre, le nuove franchigie dovevano essere inserite in città di almeno 75000 abitanti, pagare 100 dollari annuali e disputare 70 partite. La squadra che avesse vinto il maggior numero d’incontri si sarebbe aggiudicata una bandiera (il famoso pennant) del valore di 100 dollari; inoltre fu creato un gruppo di arbitri che erano pagati cinque dollari a partita.
Gli impianti in cui si disputavano le partite erano di proprietà delle franchigie e, sebbene più grandi e spaziosi, erano molto simili allo Union Grounds progettato da Cammeyer; tuttavia, questi stadi in legno erano estremamente pericolosi, visto che andavano a fuoco con relativa facilità, come dimostrato dai numerosi incendi che distrussero o danneggiarono moltissime arene.
La partita inaugurale della National League si giocò il 22 aprile tra Boston e Philadelphia, mentre alla fine della stagione il pennant fu assegnato ai Chicago White Stockings, che completarono un bilancio di 52-14. I protagonisti di quella squadra furono il lanciatore-manager Al Spalding, che qualche anno dopo avrebbe fondato la celebre azienda di articoli sportivi) e il seconda base Ross Barnnes, che completò la migliore media battuta del campionato con .429: in verità, questo risultato fu ottenuto approfittando di una regola che stabiliva che non appena una pallina avesse rimbalzato sul diamante, sarebbe diventata immediatamente buona. L’anno seguente, fu apportata una modifica che “obbligava” la pallina a superare il cuscino di prima o di terza base, altrimenti sarebbe stata considerata foul: non è un caso che la media di Barnes nel 1877 scese a .272.
Nel 1877 due lanciatori ottennero dei risultati sicuramente significativi: il 15 luglio, George Bradley, di St. Louis, effettuò il primo no-hitter della storia della National League, mentre il suo collega Tommy Bond dei Boston Red Stockings fu il primo a completare la Pitching Triple Crown, dimostrandosi il migliore in tutte e tre le principali classifiche (vittorie, ERA, strikeout); l’anno successivo, Hugh Duffy dei Provindence Grays realizzò, invece, la prima Hitting Triple Crown, grazie ad una media battuta di .358, 4 HR (numero che fa sorridere) e 50 RBI.
Il 1880 fu un altro anno significativo per i lanciatori: il 12 giugno, John Richmond di Worchester entrò nella storia, lanciando contro Cleveland il primo perfect game del Major League Baseball, impresa replicata da Monte Ward di Providence, cinque giorni dopo contro Buffalo; al termine della stagione, Tim Keefe di Providence compilò una ERA di 0.86, un risultato mai più avvicinato in seguito.
Senza dubbio, la National League era la lega professionistica più potente e prestigiosa, tuttavia non era l’unica presente sul territorio nazionale; nel 1882, infatti, fu fondata la American Association, organizzazione presieduta (almeno inizialmente) da Chris Von der Ahe, cui si iscrissero le seguenti formazioni:
Baltimore Orioles (da non confondersi con gli Orioles moderni)
Cincinnati Red Stockings (da non confondersi con i Red Stockings della National League)
Louisville
Philadelphia Athletics (da non confondersi con gli Athletics della National League, che scomparvero nel 1876 e da non confondersi con gli Athletics moderni)
Pittsburgh Allegheny
St. Louis Brown Stockings (presieduti da Von der Ahe)
Per differenziarsi dalla National League, la American Association ideò due proposte sicuramente interessanti: gli incontri domenicali (che la National League avrebbe presentato solo nel 1892) e la possibilità di vendere birra allo stadio; inoltre il biglietto d’ingresso agli impianti sportivi della AA costava solo 25 cents, contro i 50 di quelli della NL.
Nel 1883 il presidente della NL Abraham G. Mills (subentrato a Hulbert, deceduto l’anno precedente) e quello della AA Denny McKnight firmarono uno storico National Agreement che, oltre a concedere alla AA lo status di major league, ufficializzava lo scontro tra le due squadre vincitrici del pennant: nel 1884, i Providence Grays (NL) e i New York Metropolitans si sfidarono nel primo Championship of United States, che avrebbe dovuto stabilire quale fosse la migliore squadra della nazione; vincendo 3-0, i Grays furono dichiarati Champions of the World e da lì a poco il termine World Series entrò a far parte del mondo del baseball.
Ad ogni modo, gli incontri di post-season avevano già una tradizione decennale: le squadre della defunta National Association, ad esempio, disputavano al termine della stagione regolare delle esibizioni contro formazioni amatoriali, mentre le compagini della National League chiudevano l’annata con alcune esibizioni contro alcuni team delle minors. Oltre a queste partite amichevoli, esistevano anche delle sfide sicuramente più sentite e cariche di tensione, come ad esempio le City e Regional Series: nel 1882, Cincinnati sconfisse Cleveland per il Championship of Ohio, mentre l’anno successivo squadre di Philadelphia e New York si sfidarono per il titolo delle rispettive città.
In verità, scontri sul diamante tra National League ed American League erano avvenuti prima della firma del National Agreement, anche se erano considerate null’altro che esibizioni; inoltre i proprietari della National League erano contrari a queste partite, tanto che nel 1882, la dirigenza dei Chicago White Stockings fu costretta a sospendere i contratti, per permettere ai propri giocatori di affrontare la compagine di Cincinnati, vincitrice della American Association: per la cronaca, furono disputate due partite, con una vittoria per parte.
Negli anni ’80, inoltre, i contrasti tra proprietari, che controllavano il Baseball, e i giocatori raggiunsero un punto critico: il nocciolo della discussione era sicuramente la Reserve Clause, un accordo che legava un giocatore ad una squadra praticamente per tutta la sua carriera. Nell’autunno del 1883, un gruppo di investitori di St. Louis, guidati da Henry Lucas, fondò la Union Association, una nuova organizzazione, che sarebbe stata gestita interamente dai giocatori, ma che fallì miseramente nel 1884; eppure nonostante la brevissima esistenza, la UA propose una regola fondamentale per il baseball, vale a dire la concessione della prima base al battitore colpito da un lancio.
Lo scontro tra proprietari e giocatori continuò anche nelle stagioni successive, culminando nella fondazione della Players’ League nel 1890: molti giocatori della NL e AA furono attratti dalla nuova organizzazione, che acquisì un successo insperato; purtroppo, la PL resistette una sola stagione, terminando la propria esistenza dopo pochi mesi.
Tuttavia, anche tra National League ed American Association, i rapporti erano assai tesi, nonostante il National Agreement del 1883: la NL poteva disporre di una forza maggiore, riuscendo attirare le migliori compagini della AA, che nel 1891 cessò le proprie operazioni. Per quanto riguarda le World Series, la NL si dimostrò nettamente superiore, infatti soltanto nel 1886 la AA (rappresentata dai St. Louis Brown Stockings) fu in grado di aggiudicarsi la sfida, battendo 4-2 i Chicago White Stockings: prima base e manager di St. Louis era Charlie Comiskey, colui che qualche anno più tardi sarebbe diventato lo storico proprietario dei Chicago White Sox. (fine prima parte).